mercoledì 13 febbraio 2013

Lettere scritte e non, dal passato, dal presente e dal futuro

Caro X,

Ci siamo amati tanto, forse anche troppo; per questo ora sto cosi male senza di te. Le persone che hanno preso il tuo posto avrebbero senz’altro preferito me ne fossi andato io e stanno facendo di tutto per portarti via da me, smembrando tutte quelle cose che mi aiutano a sentirti ancora vicino e presente, oltraggiandomi con le loro subdole accuse e pretese.

Lo so, sono sempre stato io il primo che ti diceva di non prendertela con i loro comportamenti, che in fondo erano i tuoi genitori e che se un giorno ti fossero mancati avresti sofferto. Per me però è diverso, non sono i miei genitori e non posso tollerare i loro comportamenti irrispettosi e, a volte, quasi brutali. Per tuo rispetto però non voglio intraprendere nulla nei loro confronti… e intanto ne approfittano per farmi sempre più male.

Non posso dimenticare quando, nei brevi momenti di risveglio nel letto d’ospedale, sollevavi le braccia interrompendo le loro stupide discussioni esclamando irritato “Mensch! Cosa fate qui?! Andatevene a casa”… loro ti sorridevano fingendo di non capire, e io intanto credevo che tu fossi ingiusto e troppo duro con loro.

Purtroppo ho dovuto ricredermi! Probabilmente non te ne eri reso conto, ma mentre tu soffrivi e lottavi per la tua vita, tuo padre ti aveva già organizzato il funerale… quello meno costoso naturalmente; quando poi ha avuto in mano la documentazione della tua eredità ha pure pensato bene di impossessarsi dei tuoi conti a risparmio cercando di “elargirmi” con “magnanima generosità” l’ipoteca della nostra casa e tutti i costi ad essa legata, pretendendo comunque da me il suo 50% di diritto di proprietà, e questo malgrado proprio pochi giorni dopo la tua dipartita mi aveva solennemente detto di voler rinunciare all’eredità in mio favore. Quando cercai di spiegargli la situazione ebbe pure a rispondermi freddamente: “ Ma X è morto”.

Per me non lo sei, e continuerai ad essere qui con me anche se si sono permessi di far modificare la mia registrazione telefonica e far cancellare il tuo nome dall’elenco. Non gli ho neppure permesso di venire in casa nostra con dei “sacchi di rifiuti” per sbarazzarsi dei tuoi indumenti… le tue camicie che sono ancora li, appese ad aspettarti; quei pantaloni che indossavi quando ti ho accompagnato all’ospedale sono elegantemente piegati sul servo muto, esattamente come li tenevi tu, anche i calzini che non hanno fatto in tempo ad assorbire il tuo profumo sono piegati e deposti nelle tue scarpe come li avevi messi in quel freddo armadietto.

No, non sono impazzito, sono semplicemente felice di averti incontrato, conosciuto, amato… ma sono anche arrabbiato perché mi hai lasciato indietro da solo; non sei qui a darmi ragione, a dire a tutti che non sono io quello che racconta bugie o a darmi forza nei momenti di sconforto per le ingiustizie che devo subire.

… probabilmente ora sei tu, che da dove stai osservando mi sussurri: “ma lascia stare, non prendertela… sono pur sempre i “nostri” genitori…”

Buon Natale, amore…

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